Il PSG Batte il Flamengo, l’Europa Domina Ancora il Mondiale per Club

Il calcio sudamericano si è scontrato ancora una volta con un vecchio ostacolo. La sconfitta del Flamengo contro il Paris Saint-Germain, ai rigori, nella finale della Coppa Intercontinentale FIFA in Qatar, ha consolidato il dominio europeo nelle competizioni mondiali per club.
Con il titolo del PSG, l’Europa ha raggiunto quota 38 trofei, tra Mondiale per club e FIFA Club World Cup contro i 26 del Sud America. Il divario, ora a 12 titoli, riflette una diseguaglianza che si è accentuata nel XXI secolo, soprattutto dopo l’unificazione del torneo nel formato FIFA.

Il punteggio di 1-1 nei tempi regolamentari e nei supplementari ha portato la vittoria ai calci di rigore, dove la squadra francese ha potuto contare su una prestazione del portiere Safonov, autore di quattro parate. La sconfitta ha messo fine al sogno del Flamengo, che inseguiva il suo secondo titolo e la fine del dominio europeo.

L’ultimo titolo sudamericano
La sconfitta del Flamengo ha segnato la 13a sconfitta consecutiva in finale per club sudamericani dal 2013. Le prestazioni competitive non sono bastate a cambiare la storia recente della competizione.
L’ultima volta che un club sudamericano è riuscito a mettere il mondo ai propri piedi è stato nel 2012. In quell’occasione, il Corinthians, sotto la guida di Tite, ha dato una vera e propria lezione di realtà al potente Chelsea (ENG) a Yokohama, in Giappone, vincendo 1-0 con un gol del peruviano Paolo Guerrero.
Per saperne di più: Coppa Intercontinentale FIFA: il Flamengo affronta il PSG a caccia di un titolo storico
Da allora, squadre europee come Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Liverpool, Chelsea, Manchester City e ora il PSG hanno dominato il torneo.
Fallire prima di affrontare le squadre europee
Oltre alle sconfitte in finale, la storia recente mostra che, in alcune edizioni, i club sudamericani non hanno nemmeno raggiunto la finale del Mondiale per Club.
Nel 2010, l’Internacional fu eliminato in semifinale dal TP Mazembe, della Repubblica Democratica del Congo. Tre anni dopo, nel 2013, l’Atlético-MG fu sconfitto dal Raja Casablanca, dal Marocco, sempre in semifinale. E nel 2024, il Botafogo fu sconfitto dal Pachuca, dal Messico, e mancò la finale.
Questi episodi rafforzano il concetto che la lotta sudamericana non si limita allo scontro diretto con le squadre europee in finale.

Quando l’equilibrio è stato superato
La storia dello scontro tra i campioni del Sud America e d’Europa, iniziato ufficialmente nel 1960 con la Coppa Intercontinentale, non è stata sempre sbilanciata.
Nei primi decenni, il duello è stato feroce e, a tratti, favorevole ai sudamericani (brasiliani, argentini e uruguaiani), che avevano una maggiore capacità di trattenere i talenti e una tradizione di grinta unita a una qualità tecnica che teneva testa agli europei.
Per saperne di più: I club di calcio più ricchi del mondo nel 2025
Club come il Santos di Pelé, il Peñarol, il Nacional, l’Independiente, il Boca Juniors e il Flamengo (nel 1981) hanno eguagliato o superato i rivali del Vecchio Continente. Anche il fattore campo (fino al 1979 le partite si sono giocate in casa e in trasferta) e la massima motivazione dei sudamericani, che consideravano la competizione il momento clou della stagione, hanno giocato un ruolo importante.

Per saperne di più: Il Re che ha ridefinito l’eccellenza – Pelé
Lo scenario iniziò a cambiare drasticamente con la crescente globalizzazione e l’entrata in vigore della Legge Bosman in Europa nel 1995.
E, in questo modo, il calcio europeo si trasformò in una macchina per fare soldi, centralizzando le risorse e, di conseguenza, i migliori giocatori del pianeta. I principali club brasiliani e argentini divennero fucine di talenti per i campionati stranieri, incapaci di trattenere a lungo i loro giovani giocatori.
Un divario che tende ad aumentare
Nel formato Intercontinentale, conclusosi nel 2004, il bilancio era più equilibrato. Tuttavia, con l’approvazione della FIFA dagli anni 2000 in poi e con l’ampliamento del divario finanziario, il vantaggio europeo è diventato schiacciante.
Il titolo del PSG ha confermato il favoritismo europeo, sebbene la decisione sia stata presa in base ai dettagli. Per la CONMEBOL, lo scenario rimane una sfida strutturale. Finché persisterà il divario finanziario, il titolo mondiale per i club sudamericani continuerà a essere un’eccezione, distanziandosi sempre di più nel tempo.
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Con il titolo del PSG, l’Europa ha raggiunto quota 38 trofei, tra Mondiale per club e FIFA Club World Cup contro i 26 del Sud America. Il divario, ora a 12 titoli, riflette una diseguaglianza che si è accentuata nel XXI secolo, soprattutto dopo l’unificazione del torneo nel formato FIFA.

Il punteggio di 1-1 nei tempi regolamentari e nei supplementari ha portato la vittoria ai calci di rigore, dove la squadra francese ha potuto contare su una prestazione del portiere Safonov, autore di quattro parate. La sconfitta ha messo fine al sogno del Flamengo, che inseguiva il suo secondo titolo e la fine del dominio europeo.

L’ultimo titolo sudamericano
La sconfitta del Flamengo ha segnato la 13a sconfitta consecutiva in finale per club sudamericani dal 2013. Le prestazioni competitive non sono bastate a cambiare la storia recente della competizione.
L’ultima volta che un club sudamericano è riuscito a mettere il mondo ai propri piedi è stato nel 2012. In quell’occasione, il Corinthians, sotto la guida di Tite, ha dato una vera e propria lezione di realtà al potente Chelsea (ENG) a Yokohama, in Giappone, vincendo 1-0 con un gol del peruviano Paolo Guerrero.
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Da allora, squadre europee come Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Liverpool, Chelsea, Manchester City e ora il PSG hanno dominato il torneo.
Fallire prima di affrontare le squadre europee
Oltre alle sconfitte in finale, la storia recente mostra che, in alcune edizioni, i club sudamericani non hanno nemmeno raggiunto la finale del Mondiale per Club.
Nel 2010, l’Internacional fu eliminato in semifinale dal TP Mazembe, della Repubblica Democratica del Congo. Tre anni dopo, nel 2013, l’Atlético-MG fu sconfitto dal Raja Casablanca, dal Marocco, sempre in semifinale. E nel 2024, il Botafogo fu sconfitto dal Pachuca, dal Messico, e mancò la finale.
Questi episodi rafforzano il concetto che la lotta sudamericana non si limita allo scontro diretto con le squadre europee in finale.

Quando l’equilibrio è stato superato
La storia dello scontro tra i campioni del Sud America e d’Europa, iniziato ufficialmente nel 1960 con la Coppa Intercontinentale, non è stata sempre sbilanciata.
Nei primi decenni, il duello è stato feroce e, a tratti, favorevole ai sudamericani (brasiliani, argentini e uruguaiani), che avevano una maggiore capacità di trattenere i talenti e una tradizione di grinta unita a una qualità tecnica che teneva testa agli europei.
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Club come il Santos di Pelé, il Peñarol, il Nacional, l’Independiente, il Boca Juniors e il Flamengo (nel 1981) hanno eguagliato o superato i rivali del Vecchio Continente. Anche il fattore campo (fino al 1979 le partite si sono giocate in casa e in trasferta) e la massima motivazione dei sudamericani, che consideravano la competizione il momento clou della stagione, hanno giocato un ruolo importante.

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E, in questo modo, il calcio europeo si trasformò in una macchina per fare soldi, centralizzando le risorse e, di conseguenza, i migliori giocatori del pianeta. I principali club brasiliani e argentini divennero fucine di talenti per i campionati stranieri, incapaci di trattenere a lungo i loro giovani giocatori.
Un divario che tende ad aumentare
Nel formato Intercontinentale, conclusosi nel 2004, il bilancio era più equilibrato. Tuttavia, con l’approvazione della FIFA dagli anni 2000 in poi e con l’ampliamento del divario finanziario, il vantaggio europeo è diventato schiacciante.
Il titolo del PSG ha confermato il favoritismo europeo, sebbene la decisione sia stata presa in base ai dettagli. Per la CONMEBOL, lo scenario rimane una sfida strutturale. Finché persisterà il divario finanziario, il titolo mondiale per i club sudamericani continuerà a essere un’eccezione, distanziandosi sempre di più nel tempo.
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