Dal termine del rapporto con Maurizio Sarri (8 agosto 2020) fino all’esonero di Igor Tudor il 27 ottobre 2025, la Juventus ha cambiato ben quattro volte la guida tecnica.
I numeri parlano chiaro: quattro allenatori “di primo piano” in poco più di cinque stagioni, con continui periodi di transizione. In 128 anni di storia bianconera sono stati soltanto 10 gli allenatori esonerati; di questi, 3 sono stati sollevati dall’incarico nell’ultimo anno e mezzo.
Ecco la media-punti per ogni tecnico dal primo ciclo di Allegri:
• Allegri (ciclo 1): 271 presenze → 2,27 punti/partita
• Pirlo: 52 presenze → 2,15 punti/partita
• Sarri: 52 presenze → 2,12 punti/partita
• Allegri (ciclo 2): 149 presenze → 1,84 punti/partita
• Motta: 42 presenze → 1,67 punti/partita
• Tudor: 24 presenze → 1,58 punti/partita (la seconda più bassa di sempre, peggio di lui solo Zaccheroni)
Questi dati mostrano non solo una frequenza crescente nel cambio panchina, ma anche una decrescente efficienza sportiva.

Timeline rapida (date essenziali)
• 8 agosto 2020 — Sarri lascia la Juventus; Andrea Pirlo nominato allenatore.
• 28–29 maggio 2021 — Massimiliano Allegri torna alla guida della prima squadra.
• 12 giugno 2024 — Thiago Motta nominato ufficialmente allenatore con contratto triennale.
• 23 marzo 2025 — Motta sollevato dall’incarico; Igor Tudor prende il suo posto.
• 27 ottobre 2025 — Igor Tudor esonerato dopo un avvio di stagione scadente (primo allenatore della stagione ad essere esonerato); Massimo Brambilla nominato tecnico ad interim. (LINK)

Il contesto societario che ha amplificato la crisi
Dietro alla frequenza degli avvicendamenti c’è un problema più profondo: instabilità di governance e problemi contabili che hanno agito da freno alla pianificazione sportiva. La stagione politica interna è cambiata radicalmente con le dimissioni dell’intero CDA, incluso Andrea Agnelli e i vertici storici, alla fine di novembre 2022, in piena vicenda giudiziaria. Quel terremoto ha tolto riferimenti e reso la società più vulnerabile alle oscillazioni di performance.

A questo si è aggiunta la lunga vicenda giudiziaria sulle cosiddette “plusvalenze” (capital gains): tra gennaio e la primavera 2023 la FIGC e i tribunali sportivi hanno inflitto provvedimenti e nel corso degli appelli si sono susseguite sanzioni, riduzioni e rimbalzamenti giudiziari che hanno tenuto la Juventus sotto incertezza per larga parte del biennio successivo. In diversi momenti la squadra ha visto punti sottratti e il caso ha coinvolto dirigenti di vertice.
In autunno 2025 la situazione finanziaria è stata nuovamente sotto i riflettori: la società ha dichiarato di essere stata notificata di un’indagine UEFA sulla possibile violazione delle regole del “financial fair play” per il triennio 2022–2025. Un ulteriore elemento di rischio che può tradursi in sanzioni economiche o sportive nei mesi a venire.
Il costo tecnico e problematiche insorte
I cambi continui hanno prodotto effetti concreti:
• Interruzione dei progetti tecnico-tattici (ogni allenatore porta idee e assetti diversi, la rosa non ha avuto tempo per adattarsi);
• Perdita di attrattiva sul mercato (incertezza societaria e possibili sanzioni riducono la capacità di trattenere o attrarre top player);
• Confusione identitaria: il “DNA Juventus” fatto di continuità, cultura del risultato e programmazione giovanile è stato eroso dalle emergenze.
Questi fattori hanno contribuito a trasformare i classici cicli vincenti in micro-gestioni reattive basate sul breve periodo (cambiare tecnico come risposta a una crisi immediata più che come parte di una strategia).

I possibili successori di Tudor
Subito dopo l’esonero di Tudor i nomi più accreditati come possibili successori sono quelli di:
- Luciano Spalletti: l’allenatore esperto, profilo internazionale con molte stagioni di successo. È indicato come il nome “alto” ideale per rimettere ordine tattico. Va aggiunto che per il profilo Spalletti sembrerebbe essere stata proposta un’offerta di soli 8 mesi di contratto: un chiaro segnale che la società non è ancora pienamente orientata a un progetto pluriennale, ma privilegia la tempistica breve e la risposta immediata.
- Raffaele Palladino: più giovane, noto per aver valorizzato rose meno attrezzate e con esperienza in club italiani; profilo che potrebbe piacere per una ricucitura con il tessuto nazionale e un progetto orientato alla sostenibilità economica.
- Roberto Mancini: citato come opzione alternativa, ex nazionale e con esperienza internazionale; salario e costi elevati possono però essere un deterrente.
- Zinedine Zidane: pur non citato come favorito immediato nelle ultime ore, resta un nome “sogno” per i tifosi e per la dirigenza, grazie alla sua caratura globale.

Dal punto di vista pratico:
• Spalletti porta esperienza e credibilità immediata, ma la sua era potrebbe essere costosa e con attese alte da parte della piazza.
• Palladino (più “progettuale” e meno costoso) potrebbe rappresentare una scelta coerente con l’esigenza di ricostruzione interna e con l’idea di valorizzare la rosa più che rivoluzionarla.
• Mancini e Zidane restano opzioni più “di prestigio”, ma presentano rischi in termini di budget, attese e adattamento a una fase di profondo rilancio.

Servono scelte coraggiose e un piano credibile
Il conto non è solo sportivo: la Juve paga decisioni dirigenziali, scelte di mercato e fragilità di governance. Per tornare a essere tale servono tre passaggi intrecciati: chiarezza e stabilità dirigenziale, audit e trasparenza contabile risolti, e una visione sportiva pluriennale che privilegi progetto e cultura oltre alla reattività agli scandali. Fino a quando la priorità rimarrà l’emergenza, i cambi di panchina saranno solo toppe temporanee.