Lo sport è fatto di tecnica, strategia e pura resistenza fisica. Ma fuori dal campo entrano in gioco abitudini strane, comportamenti bizzarri e credenze personali radicate. Per molti calciatori – e anche per alcuni tifosi – rituali e superstizioni sono parte integrante dell’estetica del calcio. Dall’indossare i calzini sempre nello stesso ordine al non cambiare biancheria per tutta la durata di un torneo, certe pratiche possono sembrare buffe a un osservatore esterno, ma sono una cosa molto seria per chi le mette in atto.
Questo articolo esplora il mondo affascinante dei rituali e delle superstizioni calcistiche: cosa sono, perché contano e come variano da giocatore a giocatore, da cultura a cultura, da Paese a Paese.
Perché le superstizioni contano nel calcio
Le superstizioni nel calcio nascono spesso dal bisogno di avere una sensazione di controllo. Il calcio è uno sport pieno di incognite – un rimbalzo imprevisto, una decisione arbitrale inaspettata o un infortunio improvviso possono cambiare completamente l’andamento di una partita. Anche se certe azioni non influenzano davvero il risultato, servono a rassicurare i giocatori, a scaricare la tensione. Di fronte all’imprevedibilità, i rituali aiutano a restare con i piedi per terra e ad entrare nella giusta mentalità: sono una routine che dà conforto.
Rituali dei giocatori: strani, ma comuni
1. Entrare in campo col piede sinistro
Molti giocatori ritengono fondamentale mettere piede in campo iniziando con il sinistro. Un gesto semplice, ma che si pensa porti fortuna o favorisca l’equilibrio mentale. Gareth Bale, l’esterno gallese, lo faceva sempre nella sua carriera.
2. Portieri e rapporto con i pali
I portieri spesso sviluppano un legame con i pali. Il portiere argentino Sergio Goycochea, ad esempio, urinava accanto al palo prima dei rigori, convinto che lo aiutasse a concentrarsi. Più comune è il bacio ai pali prima del fischio d’inizio, come faceva spesso Iker Casillas.
3. Equipaggiamento portafortuna
Alcuni giocatori non si separano mai da un determinato paio di parastinchi, calzettoni o addirittura mutande durante una striscia vincente. Lionel Messi, per esempio, ha indossato durante il Mondiale 2018 un nastro rosso regalatogli da una tifosa, considerato portafortuna. Didier Drogba, leggenda ivoriana, indossava sempre lo stesso paio di pantaloncini sotto la divisa.
4. Tagliare la rete della porta
In Brasile non è raro che giocatori o tifosi ritaglino un pezzo della rete della porta dopo una vittoria storica. È un gesto simbolico, come se “si portassero a casa” una parte del trionfo. Anche Gerard Piqué lo ha fatto in più di un’occasione dopo aver vinto una finale con il Barcellona.
5. Routine pre-partita
Cristiano Ronaldo ha una routine pre-partita molto precisa: arriva allo stadio con largo anticipo, entra in campo col piede destro e fa un salto durante la foto di squadra. Anche se non si definisce superstizioso, questi gesti ripetuti fanno parte della sua preparazione mentale.
Superstizioni dei tifosi: riti sugli spalti
I tifosi non sono affatto meno superstiziosi dei calciatori. Alcuni credono che i vestiti indossati o il posto da cui guardano la partita possano influenzare il risultato.
1. Maglie “fortunate”
Molti tifosi hanno una maglia che indossano ad ogni giornata di campionato. Se la squadra vince mentre la indossano, continuano a metterla anche per le partite successive. Se la squadra perde, alcuni la cambiano… altri arrivano persino a bruciarla — sì, succede davvero!
2. Evitare di “gufare”
In Italia, i tifosi spesso evitano di dire “Vinciamo sicuro” prima di una partita importante, temendo che porti sfortuna. Preferiscono frasi più caute, come “Speriamo bene”.
3. Rituali del giorno partita
Alcuni tifosi mangiano sempre lo stesso cibo, si siedono sulla stessa sedia o guardano la partita con le stesse persone ogni volta. Queste abitudini magari non influenzano il risultato, ma fanno parte di un rituale rassicurante del giorno partita.
4. Silenzio dei tifosi
In Argentina, i tifosi del Boca Juniors hanno organizzato un momento di silenziosa preghiera prima dell’inizio di una partita, convinti che potesse aiutare la squadra a vincere. In Turchia, invece, i tifosi del Galatasaray intonano specifici cori ritenuti in grado di trasmettere energia alla squadra.
Contesto culturale: riti nel mondo
I rituali legati al calcio variano molto in base alla cultura e alla geografia. Ecco alcune differenze interessanti:
Argentina
Il calcio in Argentina è vissuto con profonda emotività. I giocatori fanno spesso gesti cattolici come il segno della croce, baciano un ciondolo a forma di croce o indicano il cielo per ricordare i propri cari. I tifosi accendono candele o visitano santuari dedicati ai “santi del calcio”, come Diego Maradona. Qui le superstizioni intrecciano fede religiosa e passione calcistica.
Giappone
I calciatori giapponesi sono in genere più riservati, ma anche qui esistono rituali. Molti fanno un breve inchino prima di entrare in campo — un gesto legato al rispetto e alla consapevolezza. Alcuni visitano i templi prima di una partita importante per pregare per il successo. I tifosi, invece, piegano migliaia di gru di origami come gesto di sostegno e speranza.
Nigeria
In alcune aree dell’Africa, le credenze tradizionali si mescolano con il calcio moderno. I calciatori possono rivolgersi a guaritori spirituali o indossare amuleti che credono possano proteggerli dagli infortuni o portare fortuna. In Nigeria, le storie di “juju” — pratiche magiche legate alle partite — sono comuni nel folklore locale.
Germania
I calciatori tedeschi sono solitamente molto disciplinati e metodici. Molti di loro hanno piccole abitudini costanti prima delle partite. Per esempio, l’ex attaccante Miroslav Klose indossava sempre lo scarpino sinistro prima di quello destro.
Brasile
I brasiliani sono appassionati e creativi, e i loro rituali lo riflettono. Neymar, per esempio, ringrazia pubblicamente Dio dopo ogni gol. Altri si tatuano date importanti, gol memorabili o icone religiose. I portieri sono particolarmente superstiziosi: alcuni spargono acqua sulla linea di porta o la segnano con i tacchetti prima del match.
Quando i rituali vanno storti
A volte le superstizioni possono sfuggire di mano. Nel 2002, il Camerun scese in campo con maglie senza maniche per “rompere la maledizione” delle eliminazioni anticipate. La FIFA però giudicò l’uniforme non regolamentare, obbligando la squadra ad aggiungere le maniche. In un altro caso, un allenatore del campionato ghanese fu sospeso dopo aver sacrificato una gallina allo stadio per interrompere una serie di sconfitte.
I rituali funzionano davvero?
Non esistono prove scientifiche che calzini fortunati o l’ingresso in campo con il piede sinistro migliorino la performance. Ma secondo gli psicologi, questi gesti servono a qualcosa: creano routine, riducono lo stress e aiutano i calciatori a sentirsi più in controllo. In uno sport dove la forza mentale è fondamentale, anche solo un pizzico di fiducia in più può fare la differenza.
Inoltre, i rituali alimentano l’emotività del calcio. Creano storie, tradizioni e momenti che i tifosi ricordano per sempre. Che funzionino o meno, per chi ci crede hanno un valore reale.
La forza della convinzione
Il calcio non è solo sport — è teatro di speranza, fede ed emozione. I rituali e le superstizioni, per quanto possano sembrare strani o buffi, riflettono il legame profondo tra giocatori, tifosi e il gioco. Dal nastro fortunato di Lionel Messi al tifoso che rifiuta di cambiare posto durante una striscia vincente, questi comportamenti fanno parte della magia del calcio.
Alla fine, non importa se cambiano davvero il risultato. Contano per quello che rappresentano: fede, dedizione e passione per il gioco più bello del mondo.