Proprio come la massima competizione per club europei, la UEFA Champions League, anche i tornei di seconda e terza fascia hanno vissuto una trasformazione radicale in questa stagione, con l’introduzione di un nuovo formato che ha eliminato la fase a gironi e introdotto una fase a lega: le squadre affrontano otto avversarie diverse, invece che tre avversarie da sfidare due volte.
Il pubblico sembra aver accolto positivamente questo cambiamento, che ha portato incontri più entusiasmanti tra le squadre migliori della competizione, senza intaccare l’emozione senza eguali della fase a eliminazione diretta nella seconda parte del torneo. Si potrebbe dire che l’Europa League avesse già beneficiato dell’introduzione della Conference League, con un netto miglioramento del livello delle squadre partecipanti al torneo di seconda fascia.
Un altro aspetto fondamentale è il fatto che la squadra vincitrice dell’Europa League si assicura automaticamente un posto in Champions League per la prossima stagione. Ciò significa che, oltre al prestigio di sollevare un trofeo europeo e ai premi economici previsti, le squadre hanno una forte motivazione per puntare al titolo, soprattutto se stanno faticando nei rispettivi campionati nazionali. Ed è proprio questo il caso in questa stagione.
Un trofeo europeo per dimenticare i problemi in patria
Entrambe le finaliste di quest’anno, Manchester United e Tottenham Hotspur, hanno mostrato due volti completamente diversi tra Premier League ed Europa League. Hanno iniziato la stagione tra mille difficoltà in patria, con lo United che ha addirittura cambiato allenatore a stagione in corso.
In Europa, invece, le due squadre sono apparse solide sin dall’inizio. Accumulando diverse vittorie, hanno chiuso la fase a lega rispettivamente al 3° e 4° posto, evitando così lo spareggio – una fase in cui sono uscite di scena squadre importanti e vincitrici del passato come Porto o Galatasaray.
Questa curiosa inversione di rotta è proseguita nel tempo, ed è ormai un tratto costante dell’intera stagione. Anche durante la pausa dell’Europa League, tra metà dicembre e metà gennaio, il rendimento in campionato non è migliorato: il Tottenham ha vinto solo quattro delle dieci partite disputate in quel periodo, mentre lo United ne ha vinte tre su otto.
È difficile indicare con precisione cosa possa aver causato un divario così evidente nei risultati e nelle prestazioni, ma è innegabile che qualcosa non torni. E i numeri lo confermano.
Un duello molto intrigante
Mancano solo 90 minuti – o 120 in caso di tempi supplementari – per Manchester United e Tottenham. Una vittoria nella finale di mercoledì potrebbe cancellare tutti i rimpianti della stagione, non solo per il valore del trofeo europeo, ma anche per il posto in Champions che garantisce visibilità e appeal sul mercato. Un fattore che entrambe le tifoserie attendono con impazienza.
Lo United potrebbe avere un vantaggio psicologico legato all’imbattibilità in campo europeo: non ha perso nemmeno una partita in questa edizione del torneo. Il Tottenham, d’altro canto, può trarre fiducia dall’aver già battuto i Red Devils tre volte in stagione. Dovrà però prestare particolare attenzione a Bruno Fernandes – il capitano dello United è il giocatore con la miglior valutazione dell’intera competizione, con una media Sofascore impressionante di 8.07 in 13 partite giocate.
C’è tanto in palio per due squadre che, nonostante le difficoltà, non smettono mai di cercare il gioco offensivo. A Bilbao ci attende una vera finale da copertina!