Dov’è finita tutta l’emozione?
Il premio individuale più importante del calcio è stato consegnato lunedì sera nel famoso teatro Châtelet di Parigi. Ogni volta che entrano in gioco opinioni e voti, una cosa è garantita: la controversia. Che si tratti di pregiudizi, di voler favorire gli amici, di avere una visione diversa della vita e del calcio o, semplicemente, di incompetenza, una volta resi pubblici i risultati delle votazioni e visto chi ha votato per chi, il tutto si trasforma spesso in fonte di qualche risata.
A parte questo, c’è un altro aspetto che getta un’ombra su quello che, idealmente, dovrebbe essere uno dei momenti più emozionanti del calcio: la totale assenza di suspense intorno al premio. Ci sono andati molto vicini lo scorso anno con la vittoria un po’ sorprendente di Rodri, ma il palloncino (scusate il gioco di parole) si è sgonfiato ore prima quando il Real Madrid ha annunciato che la propria delegazione non si sarebbe recata a Parigi, svelando di fatto il vincitore prima ancora che qualcuno indossasse l’abito di gala.
Anni fa era persino peggio, con presunte foto trapelate della classifica, giornalisti che condividevano informazioni in anticipo, lasciando spettatori di tutto il mondo e protagonisti principali semplicemente ad attendere lo svolgersi della cerimonia, al punto che qualcuno coniò nomignoli creativi per l’evento, come ad esempio Ballon Bore.
Il numero uno convince. Ma gli altri?
Per andare dritti al punto, Ousmane Dembélé ha vinto il suo primo Pallone d’Oro, coronando una stagione davvero straordinaria, sia a livello individuale che collettivo. Ha vinto tutto (tranne il Mondiale per Club FIFA), e lo ha fatto in grande stile. È anche il perfetto lieto fine di una storia “feel good” in cui il figliuol prodigo ha finalmente realizzato il suo potenziale.

Lasciarsi alle spalle infortuni e problemi disciplinari è stato un passo fondamentale; la disponibilità si è rivelata davvero la miglior qualità, come abbiamo sentito nell’episodio di questa settimana di Numbers Don’t Lie powered by Sofascore (guarda lo show completo in fondo al testo), trasmesso su CBS Sports Golazo Network. Basta uno sguardo al resto dei numeri discussi nella puntata per chiarire tutto: Dembélé ha praticamente dimezzato il tempo necessario per produrre un gol o un assist, passando da 150 minuti a poco meno di 79, offrendo continuità ai parigini. La sua vittoria, su questo praticamente tutti saranno d’accordo, è più che meritata.

Le polemiche, tuttavia, iniziano subito dopo. L’argomento caldo è Raphinha e la sua posizione sorprendentemente bassa in classifica. Il centrocampista offensivo brasiliano ha vissuto la migliore stagione della sua carriera, ispirando l’annata super-vincente del Barcellona ed entrando nel pieno della sua maturità calcistica. La sua stagione individuale è stata letteralmente da record: ha eguagliato il primato di Cristiano Ronaldo per il maggior numero di partecipazioni a gol in una singola stagione di UCL con 21 (13G+3A).

Ed è esattamente quello di cui parlavamo all’inizio dell’articolo. Pregiudizi, buone relazioni e gusti personali ci danno un quadro completamente diverso rispetto ai dati puri, indiscutibili e perfettamente oggettivi. I criteri costanti di Sofascore, basati sui numeri, lo hanno mostrato chiaramente: Raphinha è stato il Giocatore della Stagione, sia in Champions League che in LaLiga.
La verità, come sempre nella vita, sta nel mezzo, perché il calcio è molto più che semplici numeri, ma una cosa è chiara: Raphinha al quinto posto dopo una stagione del genere? Ridicolo, per usare un eufemismo.

La tua settimana vista attraverso i numeri:
La redazione CBS ha toccato anche altri spunti interessanti della settimana. La doppietta di Marcus Rashford con il Barça ha acceso il dibattito sul perché lasciare il Theatre of Dreams stia portando un numero crescente di giocatori molto più vicini a realizzare i propri sogni.

La sfida di Premier League tra Arsenal e Manchester City prometteva uno scontro spettacolare tra due contendenti al titolo, ma in realtà ha messo a nudo due squadre e due allenatori dal approccio insolitamente conservativo nei momenti difficili – portando al dato più basso di sempre di possesso palla per una squadra guidata da Pep Guardiola.

I difetti non sono estranei nemmeno al Real Madrid: sebbene il rendimento del loro uomo di punta sia sempre una buona notizia, il fatto che Kylian Mbappé abbia preso parte al 67% dei gol stagionali potrebbe presto diventare motivo di preoccupazione, soprattutto considerando che tutto lascia pensare che Xabi Alonso non troverà un modo per inserire Rodrygo nel suo sistema e che Vinícius Júnior non abbia mantenuto la promessa di “fare dieci volte di più se necessario” dopo lo smacco dello scorso anno al Pallone d’Oro. Aveva però ragione su una cosa detta in quell’occasione: “non saranno pronti”. È stata una sorpresa vederlo passare dal secondo al sedicesimo posto nella classifica del Pallone d’Oro in un anno, ma… in fondo ci aveva avvisati.

Puoi guardare l’episodio completo di Numbers Don’t Lie powered by Sofascore qui: